Vieta alla cassiera di andare in bagno per tutto il turno sospeso il direttore

Lorenzo D'Albergo - Annissa Defilippi | 18 Maggio

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Il "sottocosto" riempie Mediaworld. La fila è continua, al punto vendita alla periferia Est di Roma si lavora senza sosta. Alla cassa, fianco a fianco con i colleghi, c'è anche Chiara (il nome è di fantasia per tutelarne la privacy). Beneficia della legge 104 e l'assunzione in quel negozio di elettrodomestici, la possibilità di dare finalmente una mano alla sua famiglia, le ha cambiato la vita. Una storia a lieto fine, si direbbe. Se non fosse per un capo poco incline all'ascolto e al riconoscimento dei diritti fondamentali dei lavoratori: all'impiegata, nel bel mezzo della promozione, lo scorso venerdì è stata negata una pausa per andare in bagno. Una, due, tre richieste e altrettanti "no". Fino all'umiliazione. Davanti agli altri dipendenti, la ragazza non ha retto più. E per cambiarsi ha dovuto attendere la fine del turno e l'aiuto di una donna delle pulizie, che le ha comprato un paio di pantaloni nuovi. Così la favola di Chiara è diventata all'improvviso un incubo. Un caso di mobbing su cui si è subito mossa la sezione turismo, commercio e servizi della Uil.
"Si tratta di una nostra iscritta e quando ci è arrivata la segnalazione, siamo intervenuti immediatamente. Abbiamo chiesto conto dell'accaduto a chi le ha impedito di recarsi alla toilette", conferma Marco Marroni, segretario nazionale che per la Uiltucs si occupa di tenere i rapporti con la dirigenza di Mediaworld. "Diciamo che la risposta del diretto interessato non è stata soddisfacente - continua il sindacalista senza risparmiare una buona dose di sarcasmo - e così ci siamo rivolti ai responsabili dell'azienda per avere chiarimenti".
Questa volta la risposta arriva. Se a Repubblica l'ufficio relazioni esterne della catena ha risposto spiegando che "l'azienda agirà in modo adeguato rispetto a quanto emergerà dagli approfondimenti", Marroni è più diretto: "Lunedì, così risulta, il responsabile del punto vendita è stato sospeso". Una vittoria: "Davanti a queste storie - conclude il sindacalista - non si può avere pietà alcuna, soprattutto per chi viola i diritti di chi dovrebbe averne più di tutti".
L'episodio di Chiara ha fatto il giro dell'azienda. Prima sui social, poi su WhatsApp, i colleghi si sono stretti attorno alla vittima:
"Mediaworld - racconta Gigi Cardilli della Cgil - l'anno scorso ha tagliato almeno 800 dipendenti. Siamo sotto organico, ma non posso credere che in negozio non si potesse trovare un'altra persona per una sostituzione da 5 minuti. Il direttore, invece, ha fatto orecchie da mercante e non ha preso in considerazione la cosa. Così la cassiera ha subito un'umiliazione fisica e morale ". In fondo, per evitarle una giornata di vergogna, sarebbe bastato un cambio in corsa

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