Prima di premere il tasto “invio”, meglio contare fino a dieci. In palio c’è il posto di lavoro. Questo insegna ai dipendenti una sentenza del tribunale di Busto Arsizio (VA) - segnalata ieri da Il sole 24 ore – che conferma la legittimità del licenziamento di un pilota da parte di una compagnia aerea “offesa” da un tweet che ha rotto il rapporto fiduciario con il dipendente. Unica concessione al ricorso del pilota: il licenziamento per giusta causa è stato “declassato” dal giudice a giustificato motivo soggettivo, prevedendo così il pagamento del preavviso. A indurre il giudice a confermare il licenziamento due valutazioni. Uno: i social network permettono una diffusione ampia del messaggio. Due: il contenuto andava oltre l’espressione di una semplice critica. Il contenzioso tra aziende e dipendenti sull’uso dei social è in aumento e gli stessi contratti nazionali cercano di definire le principali casistiche. Ieri il profilo twitter del pilota che ha perso la causa era visibile solo ai follower confermati. Troppo tardi.
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