Il Grande Fratello dei rider.

Vengono chiamati fantasmi, chi sono?
Sono i fattorini fermi, quelli pronti a prendere una comanda. Sulla mappa vengono indicati da un punto grigio mentre in azzurro sono segnalati i rider disponibili, quelli cioè che non sono momentaneamente in servizio ma arruolabili nell’immediato.
Tutto questo viene raccontato da un “dispatcher”, cioè un responsabile degli ordini, che lavorava per Foodora a Berlino. Era incaricato di studiare in tempo reale le corse dei rider che recapitano il cibo a domicilio.

Foodora ha dismesso le proprie attività in Italia da qualche tempo ma, Delivery Hero, la società che la controlla, rimane in Italia e ha ceduto a Glovo le attività italiane. Il dispatcher segue attentamente gli itinerari dei rider, ne conosce la velocità media con cui pedalano o guidano e lo storico delle commissioni effettuate. In ufficio non ci si può distrarre dal monitor vista la rapidità con cui avvengono le consegne. Su uno schermo si tengono le chat con le conversazioni aperte con i rider, via whatsapp e via telegram.

All’Espresso l’intervistato (che ha voluto rimanere anonimo) racconta come, dopo pochissimo, a lui stesso sembrava di conoscere personalmente i fattorini seguiti sullo schermo. Il suo ruolo – racconta V. – era dissociante: sembrava di pilotare un drone, con le mappe aperte sulla città o sul singolo quartiere, su una via, o una spedizione, e tutte le conversazioni telematiche aperte contemporaneamente. L’unico contatto umano che i fattorini avevano con l’azienda era proprio la sua voce, l’unica voce che sentivano, ad eccezione delle notifiche dell’applicazione.
In questi rapporti il contatto con la realtà manca, la vita professionale di un rider ha come unica interfaccia l’app istallata sullo smartphone, dotazione necessaria per poter lavorare come fattorino. Una delle cose più assurde che il dispatcher racconta e che più lo disturbava, era vedere la posizione segnata sulla mappa dei lavoratori assolutamente non attivi, tracciati come se fossero di turno.